La sua prima denominazione fu ponte Elio, dall'imperatore Publio Elio
Adriano che lo fece costruire tra il 130 e il 135 d.C. dall'architetto
Demetriano, realizzato come viale d'accesso al Mausoleo Adriano. Durante
il Medio Evo il nome fu mutato in "Ponte S.Pietro" in quanto rappresentava
l'unico accesso diretto per giungere alla Basilica Vaticana dalla città.
Il nome attuale si ricollega alla tradizione secondo la quale, nel 590 d.C.,
mentre papa Gregorio Magno attraversava il ponte durante una processione
penitenziale, ebbe la visione dell'arcangelo Michele che, sulla sommità
della Mole Adriana, riponeva nel fodero la spada a significare la fine
della pestilenza che affliggeva Roma. Da allora la denominazione "S.Angelo"
si estese al ponte e al Castello, sui cui spalti venne innalzato il famoso
angelo a ricordo dell'avvenimento. In memoria di un incidente provocato da
cavalli imbizzarriti e verificatosi durante il Giubileo del 1450, quando
circa 200 pellegrini morirono accalcandosi sul ponte mentre defluivano dal
Vaticano dopo aver visto il velo della Veronica, Niccolò V fece innalzare
sul ponte due piccole cappelle espiatorie dedicate a S.Maria Maddalena e
ai Ss.Innocenti. Per molti anni ponte S.Angelo divenne luogo di esecuzione
della pena capitale e di esposizione dei corpi dei condannati a morte. La
prima esposizione risale all'anno santo del 1500 e si tramanda che ben 18
impiccati furono appesi sul ponte, nove per ogni ingresso. Negli anni
seguenti furono sì numerose le impiccagioni che in seno al popolo nacque
il commento proverbiale: "Ce sò più teste mozze su le spallette che meloni
al mercato". Nel 1533 Clemente VII ordinò la demolizione delle cappelline,
malridotte durante il Sacco di Roma, facendole sostituire con le attuali
statue di S.Pietro e S.Paolo, opere rispettivamente di Lorenzetto e di
Taccone. Nel 1536, in occasione della venuta a Roma dell'imperatore Carlo
V di Spagna, Paolo III affidò a Raffaello da Montelupo l'incarico di
ornare il ponte con otto statue di stucco (ben presto andate in rovina)
raffiguranti i quattro evangelisti e i quattro patriarchi. Un restauro
generale del ponte fu curato dal Bernini per volontà di Clemente IX negli
anni 1668-1669. I parapetti chiusi furono sostituiti da balaustrate di
pietra e cancellate di ferro, mentre alle due statue già esistenti ne
vennero affiancate altre dieci, rappresentanti angeli con i simboli della
Passione. Due di essi, quelli con la "corona di spine" e
"col cartiglio", scolpiti in marmo dallo stesso Bernini, considerati
troppo belli per essere esposti alle intemperie sul ponte, vennero
sostituiti da copie di bottega, mentre gli originali restarono in
proprietà degli eredi Bernini fino al 1729, quando vennero donati alla
chiesa di S.Andrea delle Fratte, dove ancora oggi si possono ammirare
(posizionati sulla foto dell'angelo e puoi ammirare l'originale). Durante
i lavori del 1892 per la costruzione dei muraglioni fu necessario portare
la larghezza del fiume fino a 100 metri, per cui il ponte fu trasformato
per fargli assumere l'aspetto attuale. Il ponte misura 130 metri in
lunghezza, 9 in larghezza ed ha cinque arcate in muratura. |