Il
Castello fu in origine un mausoleo funebre fatto costruire dall'imperatore
Adriano, sull'area degli Horti Domiziani, affinché servisse da tomba
imperiale per sé ed i suoi successori. Opera dell'architetto Demetriano,
fu terminato, dopo la morte di Adriano, nel 139 sotto Antonino Pio.
Per mettere in comunicazione il sepolcro con il Campo Marzio fu costruito
un nuovo ponte, il Ponte Elio (ancora esistente con il nome di Ponte
S.Angelo) che fu inaugurato nel 134 d.C. Il mausoleo sorgeva subito al di
là del ponte: la sua struttura, inglobata dentro Castel S.Angelo, si è in
gran parte conservata. L'edificio aveva una base quadrata, di 89 metri per
lato, alto 15; su questa, una seconda costruzione cilindrica alta circa 20
metri; sopra ancora, un tempietto circolare, circondato da colonne, alto
come la costruzione sottostante; su tutto, una quadriga bronzea guidata da
un colossale Adriano (la testa è conservata nella Rotonda dei Musei
Vaticani). Al centro del monumento, accessibile tramite una scala
elicoidale interna, si trovava la camera funeraria.
Tutti gli imperatori Antonini e i Severi fino a Caracalla (217 d.C.)
furono sepolti qui. Aureliano, nel 271 d.C., incluse il monumento nelle
mura fatte costruire per difendere la città dai barbari: da allora la Mole
Adriana iniziò ad essere una difesa per il ponte Elio e per l'accesso in
città dal nord. In seguito, Massenzio, all'inizio del IV secolo, e Onorio,
all'inizio del V secolo, rafforzarono e ristrutturarono la cinta Aureliana
che salverà l'insediamento vaticano dal sacco dei Visigoti di Alarico
(410) e dei Vandali di Genserico (455). Durante la guerra bizantino-gotica
con Totila nel 546-7, la Mole Adriana diventò il perno di una cittadella
fortificata. Nell'VIII secolo fu collegata al ponte da un complesso
fortificato con torri, merli, feritoie e con due porte, una verso il
ponte, l'altra verso S.Pietro. A causa delle guerre, scomparvero le
colonne e le statue che ornavano il mausoleo, compresa la quadriga e la
statua di Adriano: la costruzione cilindrica si stagliava come una torre e
l'antica Mole Adriana si trasformò per sempre in Castello. Su questo fece
perno la Città Leonina, che lo inglobò nelle mura vaticane fatte costruire
da papa Leone IV per difendere la tomba di S.Pietro. Nel IX-X secolo si
affermò la leggenda secondo la quale, nel 590 d.C., mentre papa Gregorio
Magno attraversava Ponte Elio durante una processione penitenziale, ebbe
la visione dell'arcangelo Michele che sulla sommità della Mole Adriana
rinfoderava la spada, a significare la fine della pestilenza che
affliggeva Roma. Una statua dell'arcangelo sarebbe stata sul fastigio del
Castello almeno dalla fine dell'XI secolo. L'angelo attuale è opera dello
scultore fiammingo Pieter von Verschaffelt, è di bronzo e sarebbe il sesto
angelo della serie, dopo quelli lignei, marmorei e bronzei del passato. Da
allora, la denominazione S.Angelo si estese al Castello e al Ponte e la
funzione funeraria fu dimenticata: l'importanza della fortezza, che faceva
da cerniera tra il nucleo abitato e la cittadella vaticana, controllando
il passaggio di un ponte fondamentale e che poteva divenire un'offesa
contro la città, solleticò le mira dei Signori. Nella prima metà del X
secolo divenne la roccaforte principale di Teofilatto; nella seconda metà
dello stesso secolo passò in mano ai Crescenzi e rimase in loro possesso
fino alla fine dell'XI secolo. Per circa un trentennio passò ai Pierleoni
e poi agli Orsini, che, sotto il pontificato di Niccolò III Orsini, la
restaurarono, facendovi costruire e ornare un appartamento pontificio,
contrapponendo così il blocco difensivo del Castello alle fortificazioni
dei Colonna che si estendevano dai Ss.Apostoli all'Agosta (l'antico
mausoleo di Augusto, anch'esso trasformato in fortezza). All'inizio del
Quattrocento, il Castello cambiò volto: la torre finale dell'antico
mausoleo assunse una forma quadrangolare e la base fu liberata dall'antica
piattaforma. Venne perfino modificata la struttura interna dell'edificio:
fu interrotta al primo piano la rampa elicoidale d'accesso al sepolcro e
la parte superiore del Castello venne difesa da postazioni di armi da
fuoco e da un ponte levatoio. Il Castello divenne una roccaforte
inespugnabile e per quasi cinque secoli i papi furono gelosi di Castel
S.Angelo perché oramai il detentore era l'effettivo padrone della
situazione. Nel 1527 papa Clemente VII si rifugiò dentro Castel S.Angelo,
sfruttando la via di fuga del Passetto, per sfuggire ai lanzichenecchi
durante il Sacco di Roma. Negli anni proseguirono modifiche e
ristrutturazioni per rendere il Castello sempre più fortificato fino al
XVII secolo, non tralasciando anche i lavori di abbellimento degli alloggi
pontefici. Nel XIX secolo Castello non venne più utilizzato come difesa
cittadina ma come carcere politico, cadendo in un grave stato di degrado.
In molti sperimentarono qui la prigionia: il cardinal Vitelleschi,
Pomponio Leto, Alessandro Farnese futuro papa Paolo III, Beatrice Cenci,
Giordano Bruno, il Conte di Cagliostro e Benvenuto Cellini (il quale,
evaso da una "comoda cella" del primo piano, venne ripreso e rinchiuso nei
sotterranei, dove disegnò un "Cristo risorto" di cui restano ancora oggi
tracce visibili). Anche durante il Risorgimento servì da carcere politico
e vi furono rinchiusi molti patrioti avversi al potere temporale e molti
vi persero la vita. Tra il XIX e il XX secolo, il maggiore del Genio
dell'Esercito Italiano, Mariano Borgatti, "restaurò" fantasiosamente il
Castello, cancellando tante tracce d'una lenta stratificazione quasi
bimillenaria. Ma ancora peggiori del restauro, ai fini estetici, furono le
costruzioni dei muraglioni, del Lungotevere Castello e il rifacimento del
Ponte che eliminò la sua bellissima e originaria "schiena d'asino". |