maxmax
Nuovo Arrivato
Regione: Toscana
Prov.: Prato
Città: Prato
20 Messaggi |
Inserito il - 21 marzo 2021 : 12:40:22
|
Cari Amici ben ritrovati.
Oggi vi racconto la costruzione della ringhiera per il balconcino dell’osteria del mio presepe in stile napoletano con pastori vestiti di 30 cm. In realtà, vedremo, le ringhiere sono due, ma la seconda è decisamente più semplice della prima.
Avevo in testa un balcone di stile barocco con quelle belle ringhiere che si vedono in Sicilia (Ragusa, Noto) o in Puglia. Io penso che la meta sia importante ma alle volte il viaggio per arrivarci è anche più interessante. E quindi una parte considerevole del divertimento è stato documentarmi. Avevo numerose foto fatte durante le vacanze o occhieggiando le bellissime realizzazioni dei presepisti napoletani e molte altre tratte da furibonde googolate. Vediamo qualche esempio:
Messe a confronto fra loro e con la geometria del mio balcone, ho fatto la mia scelta abbozzando qualche schizzo a mano libera (ma non sono bravo, quindi ve li risparmio).
In foto anticipo il lavoro finito:
Le dimensioni le ho decise in funzione alla pianta del balconcino e l’altezza dei pastori (30 cm), cercando di trovare un giusto compromesso. Una premessa: la casa che abito è assolutamente normale e come tale non ho uno spazio infinito da dedicare al presepe che, con quella misura di pastori avrebbe bisogno di mooooolto più spazio: le proporzioni, per essere onesti, sono quindi un po’ ‘ritoccate’.
Indicativamente la ringhiera deve arrivare all’altezza del bacino del personaggio (più o meno…): la mia è alta circa 130 mm. Il resto viene di conseguenza in base al gusto di ciascuno.
Per il materiale ho scartato subito il rame e l’ottone. Hanno il vantaggio della reperibilità e facilità di lavorazione ma sono più difficili da invecchiare o verniciare. Ho optato quindi il ferro dolce che consente di ottenere un risultato molto realistico anche e soprattutto senza verniciatura. Vedremo che non dobbiamo temere l’assemblaggio perché il ferro si può tranquillamente saldare a stagno, senza particolari attrezzature.
Per il supporto superiore e inferiore (di forma arcuata) ho usato una barra piatta di ferro dolce 2 x 10 mm. Non disponendo di un’officina, ho piegato la barra in modo artigianale con tanta gentilezza (morsa, una leva per piegare e colpi di martello ben assestati…). Occorre prestare un po’ di attenzione perchè il ferro opporrà una resistenza molto forte alla piegatura lungo il lato corto e tenderà ad imbarcarsi. Una buona morsa da banco aiuta a mantenere la barra piatta. Per facilitare l’operazione suggerisco di scaldare la barra con una normale fiaccola e magari praticare qualche piccola incisione di 1-2 mm ogni 15-20 mm sul bordo interno che si andrà a piegare La piegatura va fatta con calma, confrontando mano a mano la curvatura con un disegno in scala 1:1.
Per i profilati verticali occorrevano delle strisce di 6-7 mm e di modesto spessore (0,7-1 mm massimo). Non sono riuscito a trovare un profilato di questa misura e quindi ho dovuto ricavarle da una piccola lastra di ferro dolce 300 x 600 mm, spessore 0,7 mm. A meno che non siate masochisti, dimenticatevi di tagliarle a mano. Ci ho provato in tutti i modi (seghetto alternativo, quello da traforo, forbici da lattoniere quant’altro). A parte il risultato estetico disastroso, ci vuole una vita. Bisogna quindi ricorrere a un’officina con una tranciatrice degna di questo nome. Al prezzo di un caffè i ragazzi dell’officina dell’azienda dove lavoro mi hanno fatto il favore. Facile no?
Tagliate le striscioline, il più è fatto. Decidete il profilo e fate una dima di compensato in modo da curvare i profilati tutti uguali.
La piegatura si fa a mano aiutandosi anche con qualche pezzetto di legno a profilo tondo in modo da seguire bene la curvatura. I riccioli sono fatti a mano con pinze a becco. In un paio d’ore avete chiuso la partita.
E’ giunto il momento di assemblare la ringhiera. L’operazione in sé non presenta alcuna difficoltà: il ferro può essere saldato (più precisamente brasato) a stagno utilizzando, con qualche accortezza, un comune saldatore purché di potenza adeguata. Ovviamente la saldatura a stagno non garantisce grande robustezza meccanica, ma in questo caso va più che bene.
I pezzi da saldare sono abbastanza grandi e quindi dissipano molto calore. Se il saldatore non ha potenza sufficiente non riesce a fondere lo stagno e quindi la saldatura non riesce. Io ho usato un saldatore da elettronica di quelli rapidi, a pistola, da 150 W, aiutato però da una fiaccola (ottima la Dremel Versatip) con cui ho preriscaldato le parti da unire.
Per una buona saldatura è indispensabile che il ferro sia perfettamente pulito, senza trattamenti superficiali, privo di ruggine, grasso o unto. Una paglietta d’acciaio e un lavaggio sgrassatore fanno al caso nostro.
Dopo aver messo a registro i due archi tramite barrette filettate e messo tutto in morsa, si fissano quindi i pezzi in posizione bloccandoli con filo di ferro. Qualunque tipo di stagno da saldatura va bene, ma per facilitarne l’adesione ai pezzi da unire, occorre applicare nella zona di saldatura una buona dose di pasta saldante (pochi euro in ogni ferramenta).
L’unica cosa un po’ complicata della saldatura è che occorre scaldare il punto di saldatura abbastanza per poter fondere lo stagno non evitare, al tempo stesso, che il calore che si diffonde rapidamente alle parti limitrofe stacchi le saldature appena fatte. Occorre essere rapidi e decisi nel saldare, facendo raffreddare un po’ il pezzo ad ogni saldatura. Se poi qualche saldatura ‘salta’, pazienza: la rifate… La saldatura è buona quando, liquefacendosi, si vede lo stagno aderire perfettamente (‘attratto’ per tensione superficiale) ai due pezzi e la saldatura appare ancora brillante una volta fredda: In foto un esempio dell'aspetto di una buona saldatura.
Saldati tutti i pezzi, occorre sgrassare la ringhiera per togliere i residui dalla pasta saldante e le altre scorie di lavorazione.
Ecco quindi il risultato finale, vicino allo scheletro dell’osteria e pre-montato su essa.
Con la stessa tecnica ho realizzato una seconda ringhierina molto più semplice, sempre per il solito terrazzino:
Dal punto di vista meccanico il lavoro è finito ma è improponibile esteticamente. Il presepe – noi lo sappiamo - è un mondo di emozioni, lontano dal reale. Ciò che nella vita di tutti i giorni sarebbe perfetto perché nuovo, bello e lucido non va bene: nel presepe deve predominare l’aspetto vissuto e vecchio. Quindi la ringhiera va trattata.
Ognuno può a questo punto regolarsi come crede, magari semplicemente macchiandola con colori acrilici o a olio. La mia decisione è stata invece di sfruttare la caratteristica naturale del ferro a divenire nel tempo vecchio per l’ossidazione e la ruggine. Non avevo tempo di aspettare il corso naturale del tempo e quindi ho accelerato il processo di invecchiamento: • Mettere la ringhiera all’aperto e alle intemperie (era autunno) • Spruzzarla d’acqua più volte al giorno con un nebulizzatore • Spolverarla generosamente con normale sale da cucina (aumenta la corrosione naturale)
In una settimana o poco più ho ottenuto il risultato che volevo: vecchia, bistrattata e rugginosa…quindi bellissima!
Ecco alla fine il risultato ottenuto:
Qui il link a un breve video pubblicato su Youtube della stessa realizzazione:
https://youtu.be/b7jXCXNltT0
Spero di aver fornito qualche spunto utile e sarò felice di rispondere a dubbi e curiosità e ricevere suggerimenti
That’s all, folks!
Un caro saluto e ovviamente buon Presepe
Massimo (MaxMax)
|
|